Work alcholism: ovvero il bisogno incontrollabile di lavorare incessantemente.
Work Alcholism: cosa è e cosa non è
Nel 1971 lo psicologo Wayne Oates coniò il termine Work Alcholism per indicare il bisogno incontrollabile di lavorare incessantemente che avevano alcune persone.
Spence e Robbins (1992) il workaholic è una persona “estremamente dedita al lavoro, si sente costretta o spinta da pressioni interne a lavorare ed è poco appagata da esso”
Il Work Alcholism o Addict è una dipendenza ed è considerata come la altre dipendenze comportamentali (alcol, droga, ecc.) ma si differenzia perché in questa l’appagamento non è dato dall’abuso di sostanze ma dal lavorare freneticamente e ossessivamente; il fatto che una persona lavori molto per essere appagato rende pericolosa questa dipendenza in quanto la società comune non percepisce negativamente gli stacanovisti se non quando questi non hanno fatto terra bruciata intorno a se.
Infatti, la domanda è “quando si parla di dipendenza e quando si parla di lavoratore indefesso?”; il secondo riesce a mettere un limite alle richieste professionali e non si fa sopraffare da queste se non raramente e giustificabili da alti picchi nel proprio settore. Il lavoro è vissuto come piacevole ma non come eccitante e non regalano interi weekend e vacanze al lavoro; non vivono con preoccupazione, con ansia o peggio con angoscia l’avvicinarsi delle scadenze.
Work Alcholism e cultura
Può sembrare strano che uno stacanovista, una persona a cui piace il suo lavoro tanto da farlo in continuazione, possa essere paragonato a un drogato ma dagli anni 70 in poi si è visto che le persone malate di lavoro hanno un stile di vita molto negativo.
In alcune culture orientali, quale quella Giapponese, la dipendenza dal lavoro è talmente diffusa che porta a “morte per eccesso di lavoro” (Karoshi) le cui cause sono infarti cardiaci e ischemici, dovuti proprio alle eccessive quantità di ore di lavoro e ad ambienti di lavoro fortemente competitivi e stressanti; sembra che molti lavoratori dipendenti dal lavoro arrivino, in seguito a depressione correlata al troppo lavoro, a togliersi la vita, fenomeno identificato col termine karo-jisatsu.
Probabilmente la cultura lavorativa occidentale al momento ci protegge da questo apice così catastrofico ma non da altri aspetti correlati al Work Alcholism.
Una ricerca pubblicata sul Sole24ore sottolinea come nella nostra cultura i millenials siano i profili maggiormente a rischio di contrarre questa dipendenza soprattutto a causa dell’eccessivo uso di strumenti tecnologici.
Come le altre dipendenze l’astinenza dalla sostanza gratificante crea dei forti stati i ansia nonché di emozioni negative quali rimorso, senso di colpa, rabbia, ecc.; il non voler sentire e provare questi stati emotivi spiacevoli spinge i lavoratori indefessi a produrre sempre di più e in continuazione.
Work Alcholim: i sintomi
I sintomi e le conseguenze più comuni legati al work alcholism sono:
- il rapporto tra il tempo dedicato al lavoro e quello alla vita privata; se la persona, volontariamente e consapevolmente, lavora più di 12 ore al giorno, se lavora durante i fine settimana e anche in vacanza non per necessità economiche o per scadenze lavorative.
- Si lavora in ogni ritaglio i tempo e in ogni luogo, anche quelli meno comuni quali il gabinetto.
- Pensieri fissi e continuativi legati al lavoro.
- difficoltà a dormire, irritabilità, aumento di peso.
- cambi repentini di umore
- quando non lavora la persona prova ansia e panico
- uso eccessivo di sostanze eccitanti (caffè, redbull, ecc.) per poter lavorare di più (Castiello d’Antonio, 2010).
- le relazioni personali tendono a peggiorare.
Nella ricerca pubblicata nel Sole24ore sembra che la metà delle persone affette da Work Alcholism non abbiano relazioni stabili o siano divorziate
Work Alcholim: i tipi psicologici
E’ stato visto che le persone più sensibili a questa dipendenza possono rientrare in uno dei tre profili personali (o tipi psicologici) seguenti:
- gli ossessivi compulsivi: sono persone che vivono un continuo stato di ansia e di di-stress (stress negativo) e hanno problemi di natura fisica (tendiniti, borsiti e infiammazioni) psicologici; le performance di tali persone non sono neanche eccelse ed è bassa anche la soddisfazione professionale e personale;
- i perfezionisti: vivono forti livelli di di-stress, anche loro sono poco soddisfatti dei propri risultati, hanno pessime relazioni interpersonali o comunque ostili.
- i tendenti al successo: sono quelli che stanno meglio in quanto sono in buona salute fisica e psicologica, sono soddisfatti personalmente e professionalmente e hanno relazioni proficue e positive.
Work Alcholim: le cause
Il rischio per questi ultimi dipende molto dalle cause esterne che si vengono a creare nell’ambiente di lavoro.
Le cause alla base del Work Alcholism possono essere:
- esterne: ambiente competitivo, l’uso della tecnologia che ci permette di essere sempre in ufficio; la pressione di capi e colleghi; provenire da una famiglia con alti standard di performance
- cause interne: la propensione al perfezionismo, la paura di non fare carriera, il desiderio di avere successo, il sentirsi sempre messo alla prova, il non sapersi godere i risultati ottenuti, non sentirsi mai arrivato, ecc.
L’overwork climate (ovvero, un ambiente di lavoro che spinge alla produttività tramite premi legati alla quantità di risultato portato e non alla qualità del tempo speso per portare quel risultato) sembrerebbe favorire la dipendenza da lavoro, soprattutto tra gli impiegati quindi in possesso di caratteristiche individuali, quali: motivazione al successo, perfezionismo, elevate coscienziosità e autoefficacia.
Cosa può fare l’azienda e la persona?
Organizzare e sensibilizzare i propri lavoratori a portare a termine il lavoro all’interno dell’orario di lavoro, non sovraccaricare di attività e responsabilità, non far sentire uniche e insostituibili le persone perché ciò può portare anche a un forte senso di colpa anche quando di è ammalati, riconoscere tramite premi non solo monetari il valore delle persone e non solo i risultati.
Creare un clima dove le persone vivano serenamente l’ambiente di lavoro come fosse una seconda casa.
Questo articolo è solo uno spunto di riflessione ma se qualcuno vuole approfondire l’argomento può seguire la bibliografia seguente:
- Malati di lavoro. Cos’è e come si manifesta il workaholism di Andrea Castiello
- Psicologia della dipendenza dal lavoro di Anna Milio e Gioacchino Lavanco
- Workaholism: Definition, measurement, and preliminary results, Journal of Personality Assessment di Spence J.T., Robbins A.S.
- Confessions of a workaholic: The facts about work addictiondi Oates W.