Genitori e lavoratori negli stessi spazi insieme ai figli con le scuole chiuse.
L’articolo verte sulle nuove modalità lavorative e su quelle che sono occasioni, rischi e conseguenze del lavoro a casa quando le scuole sono chiuse.
Attraverso la mia esperienza di Psicologo nel settore della Salute e Sicurezza del lavoro e quella della Dott.ssa Arianna De Luca, Psicologa esperta in Neuropsicologia, vengono presi in considerazione tre temi:
- una modalità lavorativa accentuata dalla situazione attuale: cosa si intende per smartworking (lavoro agile) e per telelavoro secondo la normativa riportatta;
- i rischi psicosociali legati alla casa come luogo di lavoro con queste modalità lavorative: viene riportato l’elenco dei rischi secondo la normativa e vengono però specificati alla situazione attuale secondo le esperienze coi clienti.
- il rapporto genitore-lavoratore con figli che andranno a scuola tra 4 mesi: la Dott.ssa A. De Luca espone un prontuario di azioni da seguire e attuare per far fronte alla situazione attuale.
Innanzi tutto, diamo una breve definizione di smartworking e telelavoro.
Smarworking
Lo smartworking o lavoro agile è (Legge n. 81/2017) è la “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa.
La prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva. Un rapporto di lavoro tra un dipendente e un datore di lavoro caratterizzato dall’assenza di vincoli di orario, o di luogo di lavoro; lo smartworker ha una organizzazione per fasi, cicli lavorativi e obiettivi in accordo col datore di lavoro. Il lavoratore ha così libertà di scelta su dove e quando lavorare basta che rispetta gli obiettivi concordati col datore di lavoro”. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/06/13/17G00096/sg
Telelavoro
Per telelavoro, D.P.R. n. 70/1999, si intende una prestazione lavorativa effettuata regolarmente dal lavoratore al di fuori della sede di lavoro (lavoro a distanza), con il prevalente supporto di tecnologie informatiche.
Nel telelavoro a domicilio il lavoratore (teleworker) dispone presso la propria abitazione di un ambiente attrezzato tecnologicamente per svolgere in modo efficace e autonomo la prestazione lavorativa. La postazione di telelavoro, generalmente, è installata e collaudata a spese del datore di lavoro.
Date queste definizioni di “rapporto di lavoro a distanza”, si può individuare meglio di cosa stiamo parlando; in questo articolo prendiamo in considerazione il lavoro da casa in tutte le sue forme.
Ma quali sono i rischi per chi decide o è obbligato ad adottare queste forme di lavoro in un periodo dove a casa ci rimane tutta la famiglia?
Fare il telelavoro quando il tuo partner è in ufficio e i tuoi figli sono a scuola è un conto; quando invece in casa devi fare il professionista, il partner e il genitore contemporaneamente hai dei rischi differenti.
Ma cosa si intende per rischio psicosociale?
Rischi psicosociali
I rischi psicosociali, in generale, dovuti a una cattiva o approssimativa organizzazione aziendale sono:
- carichi di lavoro eccessivi;
- richieste contrastanti e mancanza di chiarezza sui ruoli;
- scarso coinvolgimento nei processi decisionali che riguardano i lavoratori e mancanza di influenza sul modo in cui il lavoro viene svolto;
- gestione inadeguata dei cambiamenti organizzativi;
- comunicazione scarsa o non efficace, mancanza di sostegno da parte dei colleghi o dei superiori;
- molestie, violenze fisiche, verbali e sessuali da parti di colleghi/e o da parte di terzi.
Questi rischi psicosociali possono causare patologie fisiche (tendiniti, borsiti, gastriti, cefalee, ecc.), psicologiche (stress, depressione, esaurimento, sindrome di burnout, sindrome da boreout, ecc.) e sociali (isolamento, rigetto, apatia, depersonalizzazione nel rapporto con i clienti/fornitori ecc.).
Rischi psicosociali nello smartworking in questo periodo
Quando le persone, come in questo periodo, sono obbligate a lavorare da casa devono essere brave ad acquisire velocemente diverse competenze; escludendo le competenze/conoscenze tecniche necessarie, quelle che maggiormente possono influire sono le softskills.
Infatti, mentre in ufficio il ritmo lavorativo è scandito anche dai tuoi colleghi di scrivania, a casa questo non succede perché l’ufficio ha delle regole non scritte che non trovi a casa; le persone devono velocemente imparare a lavorare in autonomia e per obiettivi, il rapporto team leader-membro del gruppo deve fare un balzo in avanti in termini di fiducia, tutti devono velocemente fare i conti con la naturale tendenza umana a rifuggire i cambiamenti.
Mentre si va per tentativi nel cercare modalità comportamentali lavorative adeguate, i rischi psicosociali maggiori possono derivare da un difficile coordinamento tra colleghi/e su quando sentirsi; non essendoci più il contatto visivo, aumentano le interruzioni improvvise da parte di colleghi, collaboratori e datori di lavoro.
Questo fa sì che il numero di ore che le persone passano sul pc si dilati e che aumenti la probabilità di stra-lavorare; stare di più su un progetto non significa assolutamente farlo meglio. Questo aumento di lavoro può dipendere dall’eccessivo numero di interruzioni e l’umana difficoltà a riordinare velocemente le idee e l’attenzione dopo ogni interruzione.
Lo smart working e il telelavoro nascono anche con l’idea di migliorare il rapporto vita professionale – vita lavorativa, ma quando sono stati legiferati tali rapporti non si pensava certo a una pandemia.
Adesso le persone si ritrovano chiuse in casa, magari coi loro partner, magari anche coi figli.
Softskills su cui lavorare
A questo punto le aziende devono lavorare su:
- capacità dei collaboratori di seguire un processo di lavoro dall’inizio alla fine in autonomia (scandire meglio le fasi, le procedure e i processi).
- Organizzare in maniera più precisa i contatti tra collaboratori (introdurre meeting a determinate ore del giorno – 12.30 e 17.30 – per verificare l’andamento generale) e stabilire un codice delle emergenze per contatti fuori i meeting.
- Ricordare più spesso i rischi per videoterminalisti.
- Verificare che i collaboratori stiano attenti anche alla loro salute fisica rispettando le regole per la postura, postazione di lavoro, mettendo in campo comportamenti corretti. A casa i ritmi possono essere più forzati rispetto a essere in azienda; per esempio, in ufficio ogni tanto qualcuno si alza per un caffè, c’è il rischio che a casa questa pausa non si riesca a concedere se non quando si è allo strenuo; può anche succedere che (per non essere disturbato dai rumori di casa – figli, lavatrici, ecc.) il lavoratore indossi le cuffie tutto il giorno cosicché a fine giornata si senta disorientato, stordito ed esausto.
- Questi comportamenti sbagliati e altri possono portare nel lungo periodo a disturbi del sonno, affaticamento alla vista, infiammazioni alla schiena e al polso.
- Definire con maggior precisione ruoli, attività e responsabilità per non creare zone d’ombra nelle quali ognuno si aspetta che ci pensi un altro.
- Lavorare su una leadership molto delegante e meno dedita al controllo come può succedere in ufficio.
Genitore/lavoratore con i figli a casa
La Dott.ssa Arianna De Luca in questa seconda parte dell’articolo descrive le migliori pratiche da applicare per gestire il rapporto genitori/figli in questo periodo in cui la scuola è chiusa e i genitori lavorano da casa.
Alcune delle regole suggerite sono utili anche a mitigare i rischi elencati precedentemente.
Quali sono le problematiche?
Riuscire a coniugare gli impegni lavorativi con famiglia e vita privata non è sempre facile. La casa, in questo momento, è diventata un luogo in cui convergono sia il mondo lavorativo sia familiare che sociale. E il telelavoro potrebbe addirittura peggiorare la situazione, visto che in molti casi si tratta di uno smart working improvvisato.
Lavorare da casa, però, ha i suoi vantaggi: permette di evitare il traffico cittadino, di pranzare con tutta la famiglia e di vestirsi senza troppi obblighi. Gestire il telelavoro in questa situazione di convivenza forzata diventa ulteriormente complicato se si hanno dei figli. Spesso entrambi i genitori lavorano con questa metodologia e non possono distrarsi troppo, perciò bisogna essere “plastici” e sapersi gestire. Se da una parte lo smart working garantisce più flessibilità e autonomia, dall’altra si deve avere una migliore capacità di organizzazione, più disciplina e assumersi più responsabilità lavorativa
Se prima dell’arrivo del Covid-19 i bambini erano occupati dalle lezioni a scuola fino al tardo pomeriggio, dalle attività sportive quotidiane, dal doposcuola, ora sembrano ritrovarsi in una vacanza senza fine. A questo proposito è fondamentale non dare loro l’impressione di essere abbandonati a se stessi ed è importante dedicare, soprattutto ai bambini più piccoli, dei momenti di gioco.
In questo momento di pausa scolastica per i bambini e di lavoro da remoto per i genitori, si ha l’occasione di sperimentare una convivenza fatta di dinamiche diverse che non siamo abituati a vivere. Per trascorrere al meglio con i propri figli il tempo che si ha a disposizione e garantire loro una vita normale e lontana da preoccupazioni o ansia eccessiva e per non rischiare un calo di produttività e non ammattire tra esigenze lavorative e familiari, è utile seguire delle semplici regole cosicché due mondi che sembrano incompatibili possono conciliarsi alla perfezione.
Consigli pratici
- Organizzare gli spazi in maniera ben definita (lavoro-non lavoro) per far rendere conto al bambino che i due contesti sono ben separati. In caso di necessita è opportuno pensare anche ad una collocazione per i propri figli, con tappeti, colori, cuscini da personalizzare in base all’età.
- Impostare la sveglia sempre alla stessa ora e prendersi cura dei bambini mantenendo la solita routine.
- Vestirsi con gli stessi abiti che si utilizzavano per andare in ufficio. Questo dà un segnale psicologico ed emotivo all’adulto che la giornata lavorativa ha inizio e mette un confine visivo al bambino.
- Occorre mantenere lo stesso orario di lavoro che si pratica in ufficio e portare a termine tutte le attività in programma e nelle ore stabilite in modo tale da dedicare del tempo alla propria famiglia.
- Fare una “to do list” delle attività (lavorative e non) da svolgere durante la giornata, ad esempio organizzare la spesa o le videoconferenze con i colleghi.
- Non pranzare davanti al pc ma consumare i pasti principali con la propria famiglia.
- Ritagliarsi dei momenti di break per riposare.
- Essere consapevoli che potrebbero esserci delle emergenze tali da scombussolare i piani, quali un litigio con il partner o col figlio.
- Proporre ai bambini timesheet quotidiani che alternino il gioco libero ad attività di concentrazione, di riposo e di sfogo fisico, in autonomia e in compagnia del genitore.
- Incentivare la didattica online per dare una continuità nell’apprendimento soprattutto ai bambini in età scolare.
- Concedersi del tempo per il rilassamento del corpo e della mente, soprattutto se ci sono lattanti o bambini ancora piccoli, che riducono le possibilità di riposare di notte.
Per un bambino avere i genitori a casa è una gioia incontenibile ma allo stesso tempo inconsueta perciò risulta difficile capire che i genitori non possano dedicare loro del tempo, è inevitabile quindi che richiamino l’attenzione di mamma e papà pur sapendo che in realtà sono impegnati. I bambini infatti capiscono che i genitori stanno lavorando ma non lo interiorizzano pienamente.
Per aiutarli a comprendere meglio questa nuova dinamica in cui sono stati catapultati è possibile utilizzare elementi simbolici come ad esempio indossare camicia e cravatta rimarcando la formalità del contesto lavorativo. La cosa migliore da fare è approcciarli a questa nuova condizione spiegando loro cosa sta succedendo, ovviamente utilizzando un linguaggio appropriato.
È possibile, inoltre, per chi dovrà iniziare a lavorare da remoto, fare delle prove, creando delle situazioni ad hoc in cui si possono simulare delle situazioni che accadranno nella vita reale.
Coinvolgere i figli
Coinvolgere i bambini nella quotidianità e far capire loro che si fa parte della stessa squadra è indispensabile e in questo senso vanno messi dei confini e date delle regole di comportamento chiare. Si potrebbe ad esempio chiedere ai figli più grandi di aiutare nei compiti i fratelli più piccoli o farsi aiutare nelle faccende domestiche.
Per attirare i bambini in questo progetto di collaborazione, in alcuni casi, è utile promettere loro dei premi che possono essere oggetti materiali o semplicemente dei momenti di gioia da vivere o meno in famiglia. Potrebbe infatti bastare la promessa di guardare tutti insieme un cartone animato con una fetta di ciambellone seduti sul divano o un’ora di gioco alla playstation, o di una gara a cuscinate nel soggiorno per assicurarsi un po’ di concentrazione sul lavoro.
La sfida è dunque trovare attività alternative alle solite e che quindi non richiedano la nostra presenza.